Lakewoods (Another Music Records), il nuovo album del duo Terry Blue

Lakewoods (Another Music Records), il nuovo album del duo Terry Blue

E’ disponibile su store e piattaforme di streaming Lakewoods, il nuovo album del duo svizzero italiano Terry Blue, pubblicato dall’etichetta francese Another Music Records e distribuito da Believe.

Anticipato dai singoli “Fragile Friend” e “Gone Glacier”, Lakewoods rappresenta un punto di svolta nel costante processo di sperimentazione e ricerca del duo composto da Leo Pusterla (voci, chitarre, synth e processing dal vivo) ed Eleonora Gioveni (voci, synth). Reduce dalla pubblicazione di Chronicles of a Decline, raccolta di brani caratterizzata da una dimensione intimista ed acustica, Terry Blue esplora in Lakewoods territori distopici, desertici ed elettronici abbandonando le piccole stanze in cui si muoveva il suono del precedente disco.

Profondamente ispirato dal lavoro di artisti quali Ben Howard, Bon Iver e Hayden Calini, i compositori Leo Pusterla ed Eleonora Gioveni e gli arrangiatori Andrea Manzoni, Zeno Gabaglio, Christian Gilardi e Matteo Mazza si affidano alla sintesi sonora, al campionamento, alla distorsione, alle ambientazioni e all’utilizzo sperimentale di strumenti acustici quali flauti, violoncello, pianoforte, e batteria acustica al fine di incorniciare i racconti nascosti nei testi di Lakewoods.

L’album si compone di quattordici tracce che rappresentano per Leo Pusterla, fondatore e ideatore del progetto Terry Blue, un nuovo inizio consapevole ed una retrospettiva su ciò che era e stava diventando ma soprattutto su ciò che ha cercato di non diventare. Una vecchia diapositiva, proiettata nel presente attraverso una costante analisi del mondo circostante. I boschi del lago non sono solo lo scenario che ha accompagnato Terry Blue durante l’infanzia ma sono la metafora del passaggio del tempo, della sua ineluttabilità e dell’intrinseca necessità di riconoscere e riconciliarsi con il proprio essere presente che è necessariamente il risultato di una serie di scelte compiute durante il cammino.

Ricerca ed esplorazione di territori sonori inusuali e non convenzionali sono gli elementi che ritroviamo in tutte le tracce di Lakewoods.

 

La tracklist dell’album apre con “Outfalls”, restituendo un’immagine ben precisa, relativa al territorio di Lugano, città natale di Leo Pusterla, ed ai suoi boschi di lago. Anni or sono, infatti, un gigantesco salice piangente ultracentenario troneggiava all’interno del parco più famoso della città, lo stesso albero è stato poi eradicato in tempi più recenti, in concomitanza di un vasto progetto di risanamento e rivoluzione degli spazi verdi della città.

Questo albero, in realtà, assume una forma allegorica e metaforica all’interno dell’economia del brano: da un lato rappresenta luoghi e persone venute a mancare e l’inesorabile scorrere del tempo, dall’altro vuole anche incarnare una sorta di stoica presenza nell’immaginario che costruisce i ricordi d’infanzia dell’autore, come un partigiano lasciato solo di fronte alle intemperie. La frase emblematica “that’s what it looks like to me, most of the time, on my shoulder” risuona nel brano come un monito, quasi l’albero parlasse negli istanti prima del suo taglio e quasi come se la voce narrante, di Terry Blue, non potesse che assistervi, inerme.

Si passa poi a “Gone Glacier”, traccia numero due e secondo singolo che ha preceduto la pubblicazione dell’album. Il ghiacciaio scomparso è una delle immagini più ricorrenti all’interno di questo lavoro.

Anche in questo caso c’è un richiamo costante all’infanzia sia per l’utilizzo di alcune “presenze”: dalle marmotte, per prime, animali guida e simbolici, alle figure genitoriali di Pusterla.

Citando il poeta francese Philippe Jaccottet, l’unica forma di verità che io riesco a concepire si trova nel trionfare e troneggiare della natura, nella sua maestosità che si riflette sulla nostra effimera esistenza. In questo senso, il non variare del territorio e l’inamovibilità dei paesaggi che vengono descritti si scontrano con la tragedia, quella di un ghiacciaio che viene meno e che scompare. Ancora una volta l’analogia, forse fin troppo facile, è quella con la vita di tutti i giorni, su come in fondo ognuno di noi sia, a modo suo, un ghiacciaio destinato a scomparire.

“Alicante”, traccia numero tre, è una sorta di omaggio alla città costiera spagnola che ha ospitato Terry Blue durante il lungo tour di presentazione del precedente disco Chronicles of a Decline.

Il brano è assimilabile ad un carosello di immagini aride, desertiche e assolate che hanno accompagnato Terry Blue nel lungo viaggio in Spagna. I colori e il ritmo della vita scandito in maniera così alternata e imprevedibile ha spinto l’autore a dedicare il brano a questo viaggio.

La traccia numero quattro è “Comebacks”, il cui testo è dedicato ai paesaggi siciliani ed alla terra arida e desertica delle campagne catanesi, luogo di origine di Eleonora Giovani. Il brano descrive il senso di inadeguatezza di coloro che, per ragioni diverse, hanno dovuto abbandonare la terra natia e la famiglia e ora non riescono più a sentirsi a “casa” né nei luoghi che abitano nel tempo né nei luoghi dove sono cresciuti.

“Does it all comes at once, in the void of the young years” si riferisce proprio a questo: la sensazione amara di aver già percorso gli anni migliori e di non riuscire a trovare, nonostante gli sforzi, un “ritorno”, una nuova luce.

Inno dedicato al famosissimo ed apprezzatissimo regista e al suo recente film Perfect Days è la traccia numero cinque “Wenders”.

Terry Blue rimane completamente ipnotizzato dalla visione della pellicola che lo ispira per la stesura del testo del brano che descrive il misterioso e irraggiungibile mondo inconscio che si costruisce durante i sogni.

Il termine “Minoux”, traccia numero sei, apparentemente scherzoso ed innocuo, è in realtà legato ad uno dei capitoli più bui della storia del Novecento. Villa Minoux è, infatti, un luogo terrificante, nascosto nelle campagne di Berlino, dove vennero firmate le carte ufficiali per la soluzione finale attuata dai nazisti nel periodo del Terzo Reich. Il brano nasce a seguito di una visita ad Auschwitz da parte di Leo Pusterla e Eleonora Gioveni durante la quale scoprono, per caso, la terrificante villa che ha evocato una serie di immagini su cui si fonda il brano.

La traccia numero sette è “Hauxes”, parola inventata che prende ispirazione dal termine “hoaxes”, un brano nato come gemello/seguito di “Comebacks”. Anche in questo caso i paesaggi sono quelli della campagna siciliana con la loro magnifica e misteriosa desolazione. La riflessione è simile a quella di “Comebacks” ma il punto di vista cambia: se da un lato si parla di chi è costretto a partire, a lasciare tutto, qui si descrive chi resta e si trova obbligato e reinventarsi.

 

Si prosegue con “Cegueira”, brano dalla forte connotazione politica e sociale rispetto al culto della persona, della bellezza e dell’insopportabile necessità di attenzione alla quale il moderno mondo ultra connesso ci obbliga a sottostare. Risulta, oggi, più importante come ci si mostra al mondo rispetto a ciò che si fa effettivamente per il mondo. Gli “squali bianchi” del brano sono coloro che riescono a rinunciare ad ogni forma di etica o amor proprio nella speranza di essere riconosciuti ed apprezzati.

 

“Fragile Friend”, primo singolo che ha anticipato la pubblicazione di Lakewoods, è dedicato alla scomparsa di un caro amico di Leo Pusterla, ripercorre gli ultimi giorni del giovane fotografo, dilaniato da una malattia incurabile, e l’ultimo incontro in una struttura di cure palliative sul lago di Losanna.

“Glitch”, traccia numero dieci, è gemello di “Cegueira” e prosegue il discorso iniziato in precedenza sull’ossessione per la propria immagine e la costante e malsana necessità di mostrarsi al mondo in ogni atto quotidiano. In questo caso, però, si va più a fondo nell’analisi del fenomeno dei social network dove la visione del mondo è fatta unicamente di buoni e cattivi, di giusto e sbagliato, nell’assenza più totale di zone grigie, misteriose e forse più complesse della becera dialettica a cui siamo purtroppo abituati.

“Lakewoods”, traccia numero undici e title track dell’album, nasce come colonna sonora per il recente documentario “La Scomparsa di Bruno Breguet”, del regista svizzero Olmo Cerri. Attivista radicalizzato, Breguet, partito dalle sponde del lago di Lugano, incarna una figura misteriosa, incomprensibile e sfuggente che diventa metafora dei paesaggi che hanno accompagnato l’infanzia di Leo Pusterla, apparentemente innocui e silenziosi ma pervasi da violenza ed incomprensione, chiusura e conservatività.

La traccia dodici “Emery’s Dream” è dedicata ad una persona molto anziana, molto cara all’autore, e alla sua perdita, inevitabile, di lucidità. Si tratta di una riflessione costruita su un carosello di immagini della sua esistenza: la guerra vissuta in prima persona e le vicissitudini di un secolo che sembra già lontano da tutti noi. La voce parlante è la sua, a volte, alternata a quella di Leo, e scandisce l’avvicinarsi inesorabile del nulla, dei giorni bui e del silenzio.

“Deja Vu”, penultima traccia, è il brano più “antico” dell’intero disco ed è il ricordo dei giorni più felici spesi insieme all’amico scomparso, descritto in “Fragile Friend”. Ma se da un lato la dolcezza del ricordo è ciò che di più importante ci resta, il senso di colpa e la sensazione di non aver fatto abbastanza è ciò che più spesso ci accompagna in questi casi. “Deja Vu” è proprio questo, l’interrogarsi sulle proprie responsabilità di fronte al dolore di un amico e alla sua decadenza.

Terry Blue ritrova ogni sua sfaccettatura, colore e cinematografia nella traccia “Holderness”, canzone che chiude il percorso “Lakewoods”. “Holderness”, termine che descrive la regione collinosa, marittima e ventosa di Hull, nel nord dell’Inghilterra, è una parola dai suoni ambigui, misteriosi e cupi. Ispirati dalle amicizie e dai legami creati nel corso dei diversi tour in territorio inglese così come dai personaggi e dai profumi delle zone nordiche dell’isola. Leo Pusterla ed Eleonora Gioveni contrappongono esperienze di vita comune e fatiche quotidiane ed universali al manifestarsi ed al differenziarsi quasi cinematografico dei paesaggi che attraversano nel loro percorso individuale e collettivo.