Keep It Simple, Stupid! (Vina Records), l’album d’esordio di The Bravo Maestros

Keep It Simple, Stupid! (Vina Records), l’album d’esordio di The Bravo Maestros

E’ disponibile su store e piattaforme digitali Keep It Simple, Stupid!, l’album d’esordio dei The Bravo Maestros, pubblicato da Vina Records e distribuito da Believe.

È la gioia di suonare insieme, di chiuderci in una sala prove dopo una giornata nel mondo là fuori. Il puro entusiasmo di sentire ogni errore e ogni sbavatura diventare parte del nostro suono. Stiamo costruendo un castello di verità.”

Nell’album Keep It Simple, Stupid! del trio power pop The Bravo Maestros non ci sono frivolezze, né sovrastrutture, né velleità. Chitarra, basso, batteria e voce. Canzoni scritte come le scrivono i cantautori che compongono con la chitarra, la schiena piegata su un foglio, una penna e uno smartphone scassato. Canzoni semplici, dirette, suonate con altrettanta semplicità, rabbia e divertimento. Ci sono gli anni Novanta ma anche i Sessanta e l’indie rock del Duemila. C’è il garage rock e il rock and roll, c’è il pop e ci sono tante cose da dire. I testi parlano di altri ma in fondo raccontano i The Bravo Maestros che nell’album fanno tributi ad amori, affetti ed amicizie e si prendono gioco delle cose che non sopportano.

Quello che emerge da questo esordio è la disarmante sincerità di una band che ha saputo riconoscere e accettare la propria voce sgraziata nell’infinito rumore di fondo di voci perfette.

“Jungle Jingle” apre la tracklist dell’album. Rock e cassa dritta a 160 bpm fanno da sfondo ad una serie di riflessioni sui grandi temi esistenziali. Si prosegue con “Out of the Game”, traccia numero due, è una canzone libera da compromessi, una sorta di canzone sociale che per esistere deve essere necessariamente condivisa. Si parla di amore nella traccia numero tre “Lost”. Qui The Bravo Maestros raccontano, attraverso la musica, la fine di un amore, sporcando il suono. Il momento dell’addio è descritto come un’allucinazione, l’elaborazione di un lutto, un labirinto nel quale non si scorge la via di fuga. Si parla ancora di amore anche nella traccia numero quattro “The Love Conspiracy”. Qui ci si interroga sull’esistenza o meno dell’anima affine. Ci si muove in un’ambientazione post apocalittica sulle rovine degli amori del passato e si matura la convinzione che la vera catastrofe è un mondo senza amore. “When the Black Night Falls” è un viaggio garage beat nella dimensione magica del racconto mentre il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca regala la poesia che serviva alla band per chiudere il crescendo finale del brano. “Haunted House”, traccia numero sei, è la prima canzone scritta da The Bravo Maestros e parla di mancanza. In “Pest”, traccia numero sette, si utilizzano massicce dosi di cinismo per sopravvivere allo scempio di umanità a cui stiamo assistendo svogliati e inermi. Ci si scanna per niente, si è disposti a fare vere e proprie guerre di opinione, senza averne una, mentre i luoghi comuni alimentano assurde convinzioni. Il titolo della traccia numero otto “Lucy Sin Diamantes” è una citazione del brano dei Beatles “Lucy in the Sky With Diamonds”. La Lucy di The Bravo Maestros però non ha diamanti ma solo un’infinita immaginazione. È lei che tiene il filo della vita e fa volare l’aquilone. In ”Freak Show” la band utilizza invece, un approccio più cantautorale con l’impiego della chitarra acustica, della voce e di poco altro. Sono evidenti la matrice lennoniana della musica e la ricerca dylaniana per quanto riguarda il testo. Il garage rock per The Bravo Maestros non è soltanto una scelta stilistica ma soprattutto una necessità. L’idea di fondo è quella di usare unicamente strumenti suonati dai tre componenti e su questi presupposti nasce “I Am So Sorry Señor” traccia numero dieci dell’album. Il disco si chiude poi con “Los Amigos” un pezzo rock’n’roll che parla di amicizia, di sogni dell’adolescenza e del fare i conti con il tempo che passa.